VIGNETI

Un crocevia di storia, natura ed esperienze

Terre dei Santi coltiva il cuore del Piemonte, colline da secoli vocate alla viticoltura d’eccellenza.

Terre dalla storia antica e travagliata, perché crocevia dei traffici tra il mare e l’Europa del Nord, tra la pianura padana e la Francia. Territori di confine, contesi e disputati dai potenti di ogni epoca: i Savoia e i Marchesi del Monferrato, i Franchi e i Longobardi, gli Angioini e Visconti di Milano. Ciascuno dei quali ha lasciato le proprie tracce nelle fortificazioni che punteggiano i borghi della zona, ma anche negli edifici sacri, il cui capolavoro è rappresentato dall’Abbazia di Vezzolano, uno dei più importanti monumenti medioevali del Piemonte, la cui leggendaria fondazione risalirebbe a Carlo Magno.

Luoghi ricchi di tradizione e di natura selvaggia, dove boschi, vigneti e campi coltivati si susseguono senza soluzione di continuità, disegnando un paesaggio di emozionante biodiversità e inedita bellezza. Ma anche regioni di fede, dalla forte vocazione spirituale, che diedero i natali a personalità di spicco nella storia della Chiesa contemporanea: San Giovanni Bosco e il suo allievo San Domenico Savio; San Giuseppe Cafasso, e il beato Giuseppe Allamano.

Morbidi declivi, umbratili boschi, vigne e campi coltivati.

TERRE DI CASTELNUOVO DON BOSCO


Il Castelnovese comprende le colline attorno a Castelnuovo Don Bosco, che grossomodo si sviluppano da nord a sud tra Berzano di San Pietro e Capriglio, e da est a ovest tra Cocconato e Moncucco Torinese. Si caratterizzano per un paesaggio eterogeneo, composto di ampie valli dai morbidi profili, meta ideale per gli amanti del trekking o dei percorsi a cavallo. Vitigni d’elezione di queste terre sono lamalvasia di Schierano, detta anche «malvasia corta» e la malvasia nera lunga, coltivate fin dal XV secolo con l’appellativo di malvaticus, oggi utilizzate per vinificare Malvasia di Castelnuovo Don Bosco doc, vino dolce e naturalmente vivace che Terre dei Santi interpreta in diverse varianti enologiche. Ma è anche la zona di maggior presenza di freisa nella denominazione Freisa d’Asti e di nebbiolo nella specifica denominazione di Albugnano.

Da un punto di vista geologico la formazione del sistema collinare Castelnovese ha origine durante il piano Messiniano, durante il quale l’intero bacino piemontese era sommerso dal mare. Durante il piano Messiniano le correnti di torbida creano sul fondale marino enorm,i accumuli detritici che, attraverso un processo di compattamento e cementificazione, danno vita ad un sistema collinare, tra le prime terre emerse dell’area durante il ritrarsi delle acque. Questo processo ha dato vita a diversi fenomeni caratteristici, tra cui la formazione di accumuli gessosi ancora oggi visibili sul territorio. Il Castelnovese può essere suddiviso in tre aree distinte: una fascia centrale, caratterizzata da suoli di matrice calcareo argillosa, adatti ai grandi vini da invecchiamento, in particolar modo le Barbera d’Asti, a cui donano vivaci colori e ottima struttura; una fascia meridionale che si sviluppa a sud del Comune di Pino d’Asti fino a coinvolgere le frazioni di Castelnuovo Don Bosco Mondonio, Morialdo e Ranello, dove prevalgono sedimenti fluviali, con ampie zone di löss, caratterizzate da banchi sabbiosi più o meno fini: zone vocate in particolar modo al Bonarda; e una fascia settentrionale, dove al tufo e alle sabbie si alterna la presenza di rocce vive, tipiche di un ambiente montano. Quest’ultima è l’area individuata dalla denominazione Albugnano, i cui colli raggiungono i 549 metri sul livello del mare: qui boschi e altitudine contribuiscono a rinfrescare il clima, rendendolo favorevole alle esigenze del vitigno nebbiolo, di cui esalta acidità e profilo aromatico.

Le colline di Chieri si sviluppano sul confine sudorientale della Provincia di Torino, a cavallo con quella di Asti.

TERRE DI CHIERI


Idealmente, formano un arco collinare attorno alla città di Chieri che dalla collina di Superga giunge fino a Moncucco Torinese e Riva presso Chieri. Geologicamente il sistema collinare prende forma durante il piano Messiniano ma subisce profondi cambiamenti grazie all’azione e alla deviazione del corso del Po preistorico. I terreni sono in prevalenza composti da marne argillose con presenza di sabbiesilicee, calcare e ossidodiferro, che donano ai vini un carattere vibrante, ottima freschezza e buona struttura. Tradizionalmente, le colline di Chieri hanno sempre rappresentato il polmone verde della metropoli di Torino, meta privilegiata per le gite fuori porta, le scampagnate e la buona cucina.

Il Chierese è il regno del freisa, vitigno squisitamente autoctono e piemontese, assai duttile, le cui prime attestazioni risalgono al XVI secolo. Riconosciuto dalla denominazione Freisa di Chieri viene vinificato secco, vivace o spumante, conservando in bottiglia ottima acidità, naturale morbidezza e delicati profumi fruttati.

Tra i vitigni autoctoni delle colline torinesi si distingue il Cari, coltivato in un pugno di vigneti per lo più nel Comune di Baldissero Torinese e nella vicina Chieri. Il Cari, molto esigente in termini di caratteristiche del suolo, veniva storicamente coltivato in specifiche porzioni di vigneto, se non addirittura in tratti di filare coltivato a freisa, dove la sapienza contadina individuava il terreno più adeguato. Tuttora, il Collina Torinese Cari è l’unica Doc d’Italia che prevede l’iscrizione al relativo registro dei vigneti delle singole viti, e non di un’intera vigna. Appartenente alla famiglia del pelaverga, la sua produzione è assai limitata, e non supera le 8.000 bottiglie l’anno.

San Damiano d’Asti è il capoluogo della denominazione Terre Alfieri che raccoglie il comprensorio collinare a nordest del Roero, tra la città di Alba e quella di Asti, sulla riva sinistra del fiume Tanaro.

TERRE DI SAN DAMIANO D’ASTI


Declivi caratterizzati da profili eterogenei, a volte dolci e arrotondati, altre più aspri e scoscesi, come nella zona di Cisterna d’Asti, che conclude la dorsale delle Rocche Roero, calanchi di arenarie gialle che, d’improvviso, rompono il paesaggio creando bastioni di roccia e canyon profondi anche centinaia di metri. Dal punto di vista geologico anche questo territorio ha natura emersiva, più recente nell’area del Villafranchiano dove si trovano resti fossili della grande biodiversità animale sviluppatasi con il ritiro delle acque marine, più antichi sui versanti adiacenti al roero, dove le sabbie di fondale dominano il terreno ed il paesaggio.

Tra boschi, campi coltivati e orti, i vitigni più coltivati sono l’arneis, la barbera e il nebbiolo, che godono di terreni particolarmente ricchi di sabbia di origine lacustre-fluviale, sciolti e leggeri. Suoli che regalano discrete strutture ai vini, ma ne esaltano la finezza, l’eleganza e i delicati profumi.