STORIA

Viticoltori da sempre,
insieme dal 1953

Terre dei Santi nasce nel 2004 dall’unione delle Cantina del Barbera di San Damiano d’Asti e della Cantina Sociale del Freisa di Castelnuovo Don Bosco, il cui primo nucleo venne fondato nel 1953.

L’unione delle due realtà cooperative dà vita ad una delle più importanti realtà vitivinicole del Piemonte centrale, i cui 150 soci coltivano oltre 320 ettari di vigneti suddivisi in 2500 vigneti su tre diverse aree, da sempre vocate alla viticoltura: il Chierese, collocato nell’area sudorientale della collina di Torino; il Castelnovese, che comprende una vasta area collinare del Monferrato nordoccidentale; e le colline di San Damiano d’Asti, che si estendono a nordest del Roero, all’interno dei confini della denominazione Terre Alfieri.

1953

Il 23 novembre 1953, nei locali dell’Asilo Infantile di Castelnuovo Don Bosco, ventisei viticoltori firmano l’atto costitutivo della Cantina Sociale del Freisa. Una scelta pionieristica, che inaugura la storia di una delle prime cooperative di viticoltori del Monferrato, in un territorio al confine tra l’Astigiano e le colline torinesi di Chieri. 

1956

L’obiettivo della Cantina Sociale è di aggregare i piccoli e piccolissimi viticoltori, dotandosi di mezzi comuni per la vinificazione, e soprattutto di garantire loro la giusta remunerazione per l’impegno in vigna. La prima vendemmia è del 1956: davanti ai punti di raccolta, i soci formano lunghe file di caret, carri trainati da buoi, carichi di uve, e qualche sparuto trattore. La meccanizzazione delle campagne è ancora di là da venire e tutte le operazioni in vigna, così come in cantina, sono condotte a mano. Si producono Freisa, Barbera e Bonarda, vendute sfuse o in damigiane.

'60

L’industrializzazione e il boom economico degli anni ’60 causano uno spopolamento delle zone rurali, in particolar modo quelle dell’area torinese. A causa dell’elevato impiego di manodopera e dei lunghi tempi di produzione, la viticoltura è abbandonata a favore di un impiego nelle nascenti industrie metalmeccaniche. Grazie alla sua naturacooperativa, la Cantina Sociale del Freisa funge da baluardo contro l’esodo dalle campagne aiutando i soci a non disperdere il loro patrimonio di conoscenze vitivinicole e a salvare dalla marginalizzazione la coltivazione di vitigni autoctoni quali il freisa, la malvasia e il rarissimo cari, antico vitigno tipico delle colline di Torino.

'70

A partire dagli anni ‘70, in Piemonte viene introdotto il sistema delle Doc, le Denominazioni di origine controllata. La Cantina del Freisa è in prima linea per adottare i nuovi disciplinari, che garantiscono più chiarezza ai consumatori, più controlli di filiera e vini tracciabili, frutto diretto delle zone di produzione. Il consumo di vini si sposta sulle bottiglie, che ora possono fregiarsi della denominazione: nascono il Freisa d’Asti e il Freisa di Chieri; la Barbera d’Asti e la Barbera del Monferrato; la Malvasia di Castelnuovo don Bosco e, più tardi, l’Albugnano.

1988

Nel 1988, GiacomoAldoMusso, neoeletto presidente, si fa promotore di un radicale rinnovamento della Cantina Sociale. Accanto alla modernizzazione delle strutture produttive, tecnologiche e logistiche, si lavora a una razionalizzazione della produzione viticola con l’introduzione dell’obbligo di conferimento totale per i soci. Un’azione che stabilizza i quantitativi e responsabilizza i soci ad una maggiore attenzione per la qualità delle uve conferite.

'90

Gli anni ’90 si aprono all’insegna di una nuova attenzione per il vigneto. Inizia una capillare catalogazione del patrimonio agricolo secondo una zonazione qualitativa. Vengono censiti i migliori vigneti per clima, esposizione e caratteristiche dei suoli. Si procede a un più stretto controllo delle uve conferite, premiate, oltre che sulla base dei dati analitici, anche su di un’attenta valutazione visiva ed organolettica , basata su dettagliati protocolli di classificazione qualitative. Anche la raccolta inizia a essere programmata al censimento di dati riguardanti l’andamento delle uve nelle diverse zone. Nel frattempo, si procede in direzione di un’espansione della superficie produttiva, con l’inserimento di nuovi soci provenienti dalle colline di Chieri e dall’Astigiano.

2004

Dall’unione con la Cantina Sociale di San Damiano d’Asti, nel 2004, nasce Terre dei Santi, cooperativa agricola che unisce la passione di oltre 150 soci che coltivano più di 320 ettari di vigneto su alcune delle colline piemontesi più vocate alla produzione dei grandi vini autoctoni del Piemonte. Nei primi anni del nuovo Millennio, Terre dei Santi consolida la sua presenza sul territorio. Vengono ristrutturati i punti vendita e potenziata l’accoglienza presso la cantina di Castelnuovo Don Bosco, cuore produttivo della cooperativa. In collaborazione con i soci e le istituzioni locali, Terre dei Santi si fa capofila di progetti volti alla promozione territoriale e alla valorizzazione sociale e turistica del Castelnovese, zona del Basso Monferrato ancora tutta da scoprire.

oggi

Oggi, Terre dei santi rappresenta il cuore geografico e vitivinicolo del Piemonte, crocevia di esperienze, saperi e sapori di una terra ricca di cultura e tradizioni. La sede dell’azienda e i suoi vigneti rappresentano il vero baricentro geografico della regione. L’impegno alla produzione di vini di qualità si completa con una visione sostenibile del lavoro in vigna, attenta al rispetto della natura e delle persone che la lavorano.

1953

Il 23 novembre 1953, nei locali dell’Asilo Infantile di Castelnuovo Don Bosco, ventisei viticoltori firmano l’atto costitutivo della Cantina Sociale del Freisa. Una scelta pionieristica, che inaugura la storia di una delle prime cooperative di viticoltori del Monferrato, in un territorio al confine tra l’Astigiano e le colline torinesi di Chieri. 

1956

L’obiettivo della Cantina Sociale è di aggregare i piccoli e piccolissimi viticoltori, dotandosi di mezzi comuni per la vinificazione, e soprattutto di garantire loro la giusta remunerazione per l’impegno in vigna. La prima vendemmia è del 1956: davanti ai punti di raccolta, i soci formano lunghe file di caret, carri trainati da buoi, carichi di uve, e qualche sparuto trattore. La meccanizzazione delle campagne è ancora di là da venire e tutte le operazioni in vigna, così come in cantina, sono condotte a mano. Si producono Freisa, Barbera e Bonarda, vendute sfuse o in damigiane.

'60

L’industrializzazione e il boom economico degli anni ’60 causano uno spopolamento delle zone rurali, in particolar modo quelle dell’area torinese. A causa dell’elevato impiego di manodopera e dei lunghi tempi di produzione, la viticoltura è abbandonata a favore di un impiego nelle nascenti industrie metalmeccaniche. Grazie alla sua naturacooperativa, la Cantina Sociale del Freisa funge da baluardo contro l’esodo dalle campagne aiutando i soci a non disperdere il loro patrimonio di conoscenze vitivinicole e a salvare dalla marginalizzazione la coltivazione di vitigni autoctoni quali il freisa, la malvasia e il rarissimo cari, antico vitigno tipico delle colline di Torino.

'70

A partire dagli anni ‘70, in Piemonte viene introdotto il sistema delle Doc, le Denominazioni di origine controllata. La Cantina del Freisa è in prima linea per adottare i nuovi disciplinari, che garantiscono più chiarezza ai consumatori, più controlli di filiera e vini tracciabili, frutto diretto delle zone di produzione. Il consumo di vini si sposta sulle bottiglie, che ora possono fregiarsi della denominazione: nascono il Freisa d’Asti e il Freisa di Chieri; la Barbera d’Asti e la Barbera del Monferrato; la Malvasia di Castelnuovo don Bosco e, più tardi, l’Albugnano.

1988

Nel 1988, GiacomoAldoMusso, neoeletto presidente, si fa promotore di un radicale rinnovamento della Cantina Sociale. Accanto alla modernizzazione delle strutture produttive, tecnologiche e logistiche, si lavora a una razionalizzazione della produzione viticola con l’introduzione dell’obbligo di conferimento totale per i soci. Un’azione che stabilizza i quantitativi e responsabilizza i soci ad una maggiore attenzione per la qualità delle uve conferite.

'90

Gli anni ’90 si aprono all’insegna di una nuova attenzione per il vigneto. Inizia una capillare catalogazione del patrimonio agricolo secondo una zonazione qualitativa. Vengono censiti i migliori vigneti per clima, esposizione e caratteristiche dei suoli. Si procede a un più stretto controllo delle uve conferite, premiate, oltre che sulla base dei dati analitici, anche su di un’attenta valutazione visiva ed organolettica , basata su dettagliati protocolli di classificazione qualitative. Anche la raccolta inizia a essere programmata al censimento di dati riguardanti l’andamento delle uve nelle diverse zone. Nel frattempo, si procede in direzione di un’espansione della superficie produttiva, con l’inserimento di nuovi soci provenienti dalle colline di Chieri e dall’Astigiano.

2004

Dall’unione con la Cantina Sociale di San Damiano d’Asti, nel 2004, nasce Terre dei Santi, cooperativa agricola che unisce la passione di oltre 150 soci che coltivano più di 320 ettari di vigneto su alcune delle colline piemontesi più vocate alla produzione dei grandi vini autoctoni del Piemonte. Nei primi anni del nuovo Millennio, Terre dei Santi consolida la sua presenza sul territorio. Vengono ristrutturati i punti vendita e potenziata l’accoglienza presso la cantina di Castelnuovo Don Bosco, cuore produttivo della cooperativa. In collaborazione con i soci e le istituzioni locali, Terre dei Santi si fa capofila di progetti volti alla promozione territoriale e alla valorizzazione sociale e turistica del Castelnovese, zona del Basso Monferrato ancora tutta da scoprire.

oggi

Oggi, Terre dei santi rappresenta il cuore geografico e vitivinicolo del Piemonte, crocevia di esperienze, saperi e sapori di una terra ricca di cultura e tradizioni. La sede dell’azienda e i suoi vigneti rappresentano il vero baricentro geografico della regione. L’impegno alla produzione di vini di qualità si completa con una visione sostenibile del lavoro in vigna, attenta al rispetto della natura e delle persone che la lavorano.